RENATO BALESTRA
Per la prossima stagione autunno-inverno, presenzia nell’alta moda un altro noto nome italiano: quello di Renato Balestra. La sua collezione Haute Couture è a tutto tondo: capi puliti, dalle linee più quotidiane per il giorno, creazioni sobrie ed eleganti per il pomeriggio, ed abiti sontuosi ampi dai mille volant per la sera. A seconda delle necessità, per tutte le occasioni.Ed ecco sfilare completi con pantalone abbinato, dai colori più svariati (dal quadretto vichy alle tonalità femminili del rosa), in contrasto con l’eleganza estrema degli abiti da sera: anche qui i colori spaziano in più gamme (dal rosso al bordeaux, dal verde all’optical) ma sempre de-luxe, con mille pizzi, con rose applicate, con ruches o multi-strato con una miriade di balze e volant, che creano un effetto aereo ma al contempo strutturato.
CHANEL
Karl Lagerfeld (il direttore creativo della maison, ndr), trovato uno schema scenografico vincente, non sembra, a ragione, volervi rinunciare; ed ecco che, se nella sfilata haute couture P/E dominava il celebre giacchino della maison versione ultra-macro, questa volta la fanno da padrone delle canne d’organo: alte, lisce, che sembrano rifarsi ai tagli tendenzialmente slanciati, quasi scultorei e decisamente verticali degli abiti presentati; senza spazio per grandezze orizzontali, spigoli o linee eccessivamente decise con angoli, ma solo per verticalità e morbidezza.La donna Haute Couture di Chanel è elegante e sempre raffinata, come da rigore per Chanel, senza servirsi questa volta di applicazioni o dettagli vistosi e di ultra lusso: le applicazioni ci sono, ma sono sobrie pur nella loro eleganza; ed è il caso di piccole frange, in tulle o in stoffe più materiali, ma sempre ordinate e composte. Il colore principale è il grigio, che questa volta si impossessa dell’etichetta di “passepartout” solitamente relegata esclusivamente al nero. Altri colori non sono presenti in questa collezione, fatta eccezione per due creazioni in rosa e ciclamino, che spiccano tra l’atmosfera a-cromatica.
CHRISTIAN DIOR
Abbandonate le atmosfere spettacolari e coreografiche della collazione Haute Couture della precedente stagione, John Galliano si addentra questa volta tra atmosfere più semplici, portabili e sobrie. Questa volta il catwalk è da rigore, lucido, lineare, dritto, che nulla ha a che fare con la spettacolarità della collezione d’alta moda precedente. Anche le linee e le creazioni presentano un mood totalmente differente: le linee sono più adatte ad un quotidiano – super lusso però – le applicazioni sono meno vistose e si identificano per lo più in un insieme di Swarovski, spesso ton-sur-ton. L’imperativo e leit-motiv della collezione sembra essere decisamente quello della donna clessidra: col vitino da vespa stretto in bustini, corsetti e cinture che lo enfatizzano e che mettono in risalto proprio il punto vita. Se nella scorsa collezione l’ispirazione sembrava giunta da atmosfere jappo, questa volta sembra provenire da atmosfere decisamente rétro, prese in prestito dalle linee di monsieur Dior degli anni Cinquanta e anche dagli stili degli anni Trenta – ne sono segno anche i cappelli a calotta tipicamente rétro.I colori chiari, pastello, solari, sembrano appartenere ad una linea estiva; come a voler colorare il grigiore invernale.
Eleganza a tratti vagamente androgina per Giorgio Armani. Sdoganato il pantalone anche nell’Haute Couture: non solo gonna è l’eleganza. Ed ecco quindi sfilare pantaloni, dal taglio e dalla linea estremamente sartoriali, rigorosamente a vita alta, della giusta larghezza, che si restringono sulla caviglia, ma ben lontani dallo stile ‘skinny’ tanto in voga. Del resto l’imperativo primario è sempre il medesimo: de luxe.Ecco apparire quindi un’eleganza fatta per lo più di tailleur, pantaloni abbinate a giacche dai tagli sopraffini; senza cancellare ovviamente la presenza di qualche mise dalla femminilità fatta a gonna. Ma accanto ad abiti da cocktail e a gonne ampie dalle stoffe pregiate e fluttuanti, compaiono smoking black-and-white che, sdoganati dall’armadio di lui, entrano ora anche nel guardaroba di lei, abbinati ad un paio di decolletes con tacco rigorosamente alto.Il dettaglio in più: il papillon. Altro simbolo dell’eleganza maschile per antonomasia, si ritrova qui applicato su giacche, abiti o smoking pour-la-femme, in versione decisamente macro rispetto al gemello maschile
JEAN PAUL GAULTIER
In una gabbia dorata o, questa volta, è meglio dire intessuta. Perché è questo che sembra essere il filo conduttore dell’intera sfilata di Gaultier: che sia un cappello, una cintura, dei decori di un cappotto, l’effetto rete di un top o il ‘velo’ da sposa futuristico, l’idea della gabbia c’è; ha delle trame di stoffa, macramè, tessuto e pelle ma l’effetto è quello.Prosegue quindi il viaggio tra diversi mondi e suggestioni per Jean Paul Gaultier che questa volta, smessi i panni della donna-sirena della scorsa collezione, vede la donna tanto negli psichedelici e fluorescenti anni 80 (vedasi colori fluo come giallo e blu elettrico), quanto come un’odalisca del lontano oriente; così come una sposa futuristica. Un po’ difficile indossare certe creazioni, è vero, ma lo spettacolo è sempre gradevole
Il couturier italiano per eccellenza si è ritirato quest’anno dalla scena, si sa, ed ecco apparire quindi la prima sfilata Valentino Haute Couture non disegnata e gestita personalmente dal gran maestro: è questa infatti la prima volta di Alessandra Facchinetti alla regia di una sfilata Valentino, e pure d’alta moda, che ha esordito col suo semi-tailleur nuvola: di un bianco serico, dalle linee tonde, aeree, semplici, composte. La sfilata prosegue infatti con un susseguirsi di tagli ampi e tondi, tra abiti e cappotti con spalle ad arco, contrastati da linee più dritte, verticali, ma sempre sofisticate. L’eleganza è data come dai tagli, così dalle stoffe e dalle applicazioni: fiori in stoffa e tulle, paillettes e decori metallici, ma che rimangono sempre entro i confini di una certa ‘sobrietà’ che rende i capi portabili – per le grandi occasioni da red carpet – senza sfociare in creazioni estremamente spettacolari più da museo della moda che da evento mondano. Come dire: eleganza sì, ma sempre chic e con una certa punta di basic; tagli magistrali ma sempre raffinati. Caratteristiche classiche della casa di moda italiana che “l’allieva” di Valentino è riuscita a proseguire magistralmente, con tanto di tipica e immancabile firma: l’abito rosso Valentino.
Dal grigio ai toni pastello, dagli smoking agli abiti da cocktail, da abiti sirena a cardigan più basic, alle donne del jet set non resta, nuovamente, che l’imbarazzo della scelta per il nuovo armadio di stagione.
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