In una stagione segnata da debutti di grande rilievo e da venti mutevoli nel mercato della moda di lusso, la prima collezione di Michael Rider per Celine ha offerto una ricalibrazione ponderata, piuttosto che una brusca svolta. Presentata in una domenica piovosa presso la sede centrale del brand in Rue Vivienne, la sfilata Spring 26 si è svolta con deliberata sicurezza, fondendo tradizione, intimità e nuova energia, proprio come i foulard di seta avorio e nera che adornavano sia gli inviti che gli ospiti stessi. Le sciarpe infilate nei passanti della cintura, annodate al collo o appese alle borse sono un gesto discreto ma simbolico, che incarna l'approccio ponderato di Rider alla moda. Come nuovo direttore creativo di Celine, Rider ha attinto a molteplici elementi del DNA della maison, il modernismo essenziale di Phoebe Philo, il glamour audace di Hedi Slimane e la sua esperienza personale nell'abbigliamento sportivo americano da Polo Ralph Lauren. Questa collezione coed è stata un avvincente esercizio di dualità, nostalgia e novità, morbidezza e struttura, disinvoltura urbana e raffinatezza parigina. La sartorialità si è subito distinta iniziando con le giacche che hanno le spalle decise e abbottonatura alta evocavano una silhouette asciutta, quasi in stile impero, mentre i cappotti presentavano aperture cutaway e linee pulite. L'attenzione di Rider per le proporzioni si estendeva anche ai pantaloni, che spaziavano da modelli aderenti, simili a leggings, a forme più morbide: pantaloni culotte, pantaloni ispirati allo smoking con righe di raso e persino silhouette harem infilate in morbidi stivali da wrestling, suggerendo una vena sotterranea anni '80. Durante tutta la sfilata, è stato enfatizzato un senso di movimento e di doppia direzione, sia letterale che metaforica, con le modelle che camminavano in flussi opposti sui pavimenti in pietra calcarea sulle note dei brani dei Cure. Questo tira e molla si riflette nello stile, maglioni portati casualmente sulle spalle, t-shirt con logo abbinate a jeans skinny e alle loro controparti più ampie, ed eleganti abiti neri impreziositi da scintillanti ghirlande di perline. Gli abiti da sera si sono allontanati dalla spettacolarità, con un abito color avorio dal taglio pulito come una t-shirt, interrotto solo da un piccolo taschino sul petto emblema dell'eleganza sobria e autentica di Rider. Gli accessori, pur sconfinando occasionalmente in eccessi decorativi, hanno segnato una nuova sperimentazione: le borse in tela Triomphe sono apparse in nuove forme e colori, mentre le tote bag in rafia sono state presentate in un'ampia gamma di misure. I gioielli oscillavano tra ciondoli ed eccentricità, in bilico tra stravaganza e disordine. La sfilata non è stata priva di piccoli Easter egg per gli appassionati di Celine. Una borsa Luggage rivisitata, allungata in una silhouette da weekend con una tasca curva e sorridente, ha reso omaggio ai bestseller della maison, segnalando al contempo l'evoluzione del brand. Rider ha scelto di non esagerare con i riferimenti a Rue Cambon, allontanando la collezione dai richiami più puntuali di Slimane ai codici della moda francese, a favore di un linguaggio più ampio e cosmopolita. La sua collezione ha trovato un equilibrio tra i valori fondanti di Celine e il suo potenziale futuro, atemporalità, artigianalità ed eleganza, rese attuali per un nuovo capitolo. Questa chiarezza è emersa anche nella lettera post sfilata dello stilista, al posto delle tradizionali note di presentazione, che rifletteva sulla resistenza degli abiti ben fatti e sul loro ruolo nella narrativa in continua evoluzione della vita. In un settore sempre più guidato dall'immediatezza e dallo spettacolo, la sfilata Spring 26 ha ricordato che un design attento, radicato nella storia ma aperto alla reinvenzione, rimane una formula vincente. Con Rider al timone, Celine sembra pronta a affinare, piuttosto che ridefinire, il suo ruolo nel lusso contemporane.
Un Bacio Fatato
Vi aspetto al mio prossimo piccolo incantesimo
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