Si può dunque restare innamorati di una persona di cui non sappiamo se ci ha amato o ci ha ingannato, di cui non sappiamo se fosse buona o cattiva, se avesse un animo nobile o meschino. L'amore si manifesta proprio in questo domandarsi come era. Anche dopo innumerevoli anni, l'amore continua ad interrogarsi nello stesso modo, sfoglia la margherita. Dal primo istante in cui è apparso, si pone in continuazione una domanda a cui solo la presenza della persona amata che dice di sì, dà una risposta. Finita la presenza, cessa la risposta, e la domanda ritorna continua, ossessiva, angosciosa. Non puoi dire, come vorrebbe la ragione, «che t'importa?». Questa è l'opacità dell'amore che ama qualcosa che rimane sempre inafferrabile, perché il suo oggetto è un divenire insieme, un dover essere. Questa è la miseria dell'amore, che può solo chiedere e non può smettere di chiedere, anche quando l'altro è indifferente, od ostile. Questa è l'ingiustizia dell'amore che non conosce merito e demerito, e non premia i buoni e non punisce i malvagi. L'amore è sublime e miserabile, eroico e stupido, mai giusto. Il registro della giustizia non .è l'amore, è l'amicizia
martedì 7 ottobre 2008
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