domenica 8 febbraio 2009
Luana Englaro
Roma locuta, causa finita”. Con due sentenze degne di un Ponzio Pilato in forma smagliante, la Corte di Cassazione ha chiuso definitivamente le due strade (parlamentare e giudiziaria) che hanno cercato di evitare la morte di Eluana Englaro per eutanasia. Decisione presa senza nemmeno voler entrare nel merito, ma semplicemente trincerandosi dietro l’inammissibilità del ricorso ed affermando la particolarità della questione, che sarebbe squisitamente soggettiva ed individuale, e perciò senza alcun interesse pubblico.Chi può cantare vittoria, davanti ad una disfatta del genere? Chi può sinceramente sostenere, senza tirare in ballo ingerenze vaticane ed altre amenità, di essere un sostenitore della morte e non della vita? Nessuno può amare la propria morte più della vita: semplicemente non sarebbe umano.Forse l’unica persona soddisfatta sarà il povero Beppino Englaro, che dopo tanti anni di lotta vede portata a termine vittoriosamente la sua battaglia. Ma a che prezzo? Quello di “liberarsi” della figlia? Spero e prego che il Signor Beppino, dopo aver visto riconosciute come plausibili le sue ragioni, possa ora mettere da parte le scartoffie burocratiche ed abbia tempo di concentrarsi sugli occhi della figlia. Spero e prego che a mente fredda, nonostante gli sia stata riconosciuta l’autorizzazione (ma senza alcun obbligo) ad interrompere l’alimentazione forzata alla figlia, possa cambiare idea (magari assieme alla moglie e madre di Eluana) e decida di continuare ad alimentare “forzatamente” la figlia, così come certamente avrà fatto assieme alla moglie quando Eluana era neonata e fino a quando non è stata capace di nutrirsi da sola tenendo autonomamente il cucchiaio nella sua manina.“La vita di mia figlia è un inferno, ed io la voglio liberare”. Queste erano le parole del Signor Englaro. Mi permetto di sollevare un dubbio. Come si può essere sicuri che Eluana sia in una situazione di “inferno”, quando esistono persone, abili e vegete, le quali lasciano albergare nei loro cuori ben peggiori inferni d’odio, invidie, superbie, e rancori? E se Eluana fosse in una situazione di pace che nessuno noi può immaginare? Se la situazione di Eluana fosse la chiave salvifica per la vita di altri? Per questo credo che l’inferno sia molto più presente nel cuore degli uomini, che non in un letto d’ospedale o nelle sofferenze dei famigliari del malato.Spero e prego che questi due genitori abbiano la dolcezza, l’amore, la volontà e la forza di percorrere fino in fondo questo calvario, stringendo compassionevolmente a sé questa figlia inerme e silenziosa, abbandonandosi fiduciosi alla volontà di un Mistero che riconosciamo più grande di noi, delle nostre forze, delle nostre Corti di Cassazione.Questa può essere la mia speranza sul caso soggettivo, ma ovviamente non mi permetto di sentenziare sul dolore di una famiglia che vede la propria figlia in stato vegetativo da quasi vent’anni.Ma quali saranno le ripercussioni biogiuridiche e bioetiche sulla vita di noi tutti, che una non-sentenza come quella della cassazione potrà produrre? La nostra civiltà occidentale, il nostro progresso sta nel fatto che possa essere un giudice a decidere chi sia degno di vivere e chi di morire? Siamo stati il paese promotore della moratoria universale della pena di morte presso le nazioni unite, e poi questo è il nostro agire pratico? E rimanendo alle Nazioni Unite, come si sposa il caso di Eluana con la convenzione ONU sui diritti delle persone disabili? Essa (firmata dall’Italia nel 2006) sancisce che “a quanti hanno minorazioni fisiche, mentali, intellettuali o sensoriali a lungo termine” sia garantita la “prevenzione di un rifiuto discriminatorio di assistenza medica, di cure e servizi sanitari, di cibo e fluidi sulla base della specifica disabilità”. E’ evidente che in Cassazione l’articolo 25 di questa convenzione sia palesemente sfuggito.Ma ora non voglio addentrarmi in cavilli legali. Mi interessa molto di più convincere il lettore che, situazione della povera Eluana a parte, la questione è grave perché ancora una volta è in atto una diabolica e perversa manipolazione delle cose e dei fatti. Essa viene pianificata dai mezzi di comunicazione per rendere più appetibile quel cibo che la gente fa capire di voler maggiormente gradire. Oggi la gente vuole leggere sui giornali e vedere in tv dei documenti utili a trovare il modo di vivere oltre un secolo, di fare l’amore a ottant’anni, di avere la pelle da ventenne a ottanta, di fare figli a settanta e così via. La malattia, la sofferenza, la morte sembrano cose che non ci appartengono più. Vogliamo dimenticarle, metterle in un angolino nascosto, fare come se non dovessero toccarci mai. Pura illusione.Però i mass media ci vogliono dare una mano nell’alimentare questa illusione, e così anche davanti alle tragedie altrui ci offrono quella foglia di fico che, chissà mai, un domani potrebbe essere utile anche a noi per sopprimere il vecchio e malato genitore che ormai in casa è presenza troppo gravosa, e ci impedisce quei tanti nostri impegni ai quali mai potremmo rinunciare.Questa è l’unica fatica che l’uomo d’oggi è disposto a fare: quella utile alla propria autogratificazione. Si lavora e si fatica per lo status symbol, per il wellness, per il fitness.Faticare per un malato? Tempo perso: tutti dobbiamo morire, prima o poi. E così, presentandoci un omicidio travestito da atto di pietà, ci sentiamo tutti meglio e liberi da quel peso che attanaglierebbe le nostre umane coscienze così difficili da mettere in silenzio.Siamo tutti travolti da questo tsunami di egoismo, altrimenti sarebbe incomprensibile spiegare come la maggior parte della gente dia credito e riproponga come proprie convinzioni le numerose panzane che si leggono e si sentono sui principali quotidiani ed in tivù a riguardo della vicenda di Eluana Englaro.Come successe per l’aborto (dapprima introdotto come caso limite per stupri o gravissime malformazioni da diossina, e poi divenuto un accettato ed usuale metodo anticoncezionale alternativo) potrebbe succedere così anche per l’eutanasia, dopo il caso Englaro?La speranza è che il Parlamento voglia trovare al più presto un tavolo di incontro comune e condiviso affinché si possa legiferare quanto prima in merito, evitando l’introduzione nel nostro Paese di qualsiasi forma attiva o passiva di eutanasia. Perché per Eluana, di questo si tratta: eutanasia.Vediamo almeno noi di dare il giusto senso alle parole, senza arrampicarci su inutili specchi.Eluana non è in coma, come molti hanno scritto, e non è attaccata a nessuna macchina o respiratore automatico (come era per il povero Welby), non c’è nessuna “spina” da staccare, non assume alcun farmaco particolare, non è gravata da una patologia cosiddetta “terminale” come fosse un cancro all’ultimo stadio.Eluana soffre di una grave disabilità con difetto di coscienza a seguito di quell’incidente stradale, ma nessuno può e potrà mai sapere cosa passa davvero per la sua mente, se dietro quegli occhi coi quali sembra riconosca le suore che misericordiosamente la accudiscono tutti i giorni, il suo cervello elabora qualche tipo di emozione o meno. Come testimoniato da diverse esperienze vissute ne “La Casa dei Risvegli Luca De Nigris” di Bologna (www.amicidiluca.it), anche persone nelle condizioni di Eluana possono mostrare, dopo adeguate e continuate sollecitazioni, livelli di coscienza prima insospettabili.Eluana è viva: respira autonomamente, come tutti noi si addormenta da sola la notte e si sveglia con le luci del giorno, ha il ciclo mestruale e poche settimane fa il suo fisico giovane ha sopperito da solo ad una forte emorragia. Viene nutrita ed idratata tramite un sondino (visto che non possiede l’uso autonomo degli arti); ma questo succede normalmente anche per i neonati in incubatrice, in moltissimi casi di malati di Parkinson o Alzheimer avanzato, nelle situazioni più complesse di SLA. Che facciamo, mettiamo tutti a morte? E dove starebbe per Eluana il tanto declamato “accanimento terapeutico”?Ora, se il padre deciderà di sospendere questo nutrimento nasogastrico, non ci sarà nessuna “dolce morte”, nessun “alleviamento delle sofferenze” di Eluana. Anzi, il dramma per lei comincerà proprio allora.Data la giovane età ( e come successe anche per la povera Terry Schiavo) si presume che la ragazza morirà per arresto cardiaco dovuto alla disidratazione dopo almeno 15 giorni di agonia ed atroci sofferenze. Per alleviarle tali sofferenze (ma Eluana non era da tutti proclamata assolutamente incosciente???) la ragazza, nei giorni che precedono la morte, sarà pesantemente sedata.Sarebbe bello, come ha chiesto l’associazione “Scienza&Vita”, che al pari di ciò che succede in America, anche a questa condanna a morte (perché di questo si tratta) possano assistere dei testimoni (magari gli stessi giudici della cassazione), e che possa essere filmata a futura testimonianza degli enormi regressi che la nostra civiltà ha prodotto con la sua modernizzazione, coprendo le sue vergogne con la sempre più consunta bandiera dell’autodeterminazione. Che in questo caso sarebbe anche tutta da discutere: la volontà di Eluana di preferire la morte a questa sua situazione attuale non è inequivocabilmente acclamata ma accuratamente ricostruita nelle aule di tribunale…Questa è la nostra società.Un posto dove un giudice può stabilire chi è degno di vivere e chi di morire. Dove i medici, che per giuramento professionale e codice deontologico dovrebbero curare i pazienti, ne causano invece la morte. Dove gli ospedali non sono più luoghi dove ci si reca esclusivamente per farsi curare ma, a scelta, anche per morire.E a me piace pensare che, comunque, la morte naturale non sia il termine di un cammino ma la tappa intermedia verso un percorso ancora più ampio. Per questo, davanti ad Eluana non può non tornarmi alla mente il monito di Cristo nel capitolo 25 del Vangelo di Matteo:“Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere”.Ognuno faccia come crede. Io, con la mia misera coscienza laica, preferisco il “veluti si Deus daretur”.
Articolo molto Interessante "Eluana non Voleva morire "4/2/2009
Beppino Englaro si confidò a tal punto da confessarmi, in presenza di altre persone, che 'non era vero niente che sua figlia avrebbe detto che, nel caso si fosse ridotta un vegetale, avrebbe voluto morire'. In effetti, Beppino, nella sua lunga confessione mi disse che alla fine, si era inventato tutto perché non ce la faceva più a vederla ridotta in quelle condizioni. Che non era più in grado di sopportare la sofferenza e che in tutti questi anni non aveva mai visto miglioramenti. Entro' anche nel dettaglio spiegandomi che i danni celebrali erano gravissimi e che l'unica soluzione ERA FARLA MORIRE e che proprio per il suo caso, voleva combattere fino in fondo in modo che fosse fatta una legge, proprio inerente al testamento biologico.In quella circostanza anch'io ero favorevole all'eutanasia e gli risposi che l'unica soluzione poteva essere quella di portarla all'estero per farla morire, in Italia era impossibile in quanto avevamo il Vaticano che si opponeva fermamente.La redazione di Tgcom ha ricevuto questa lettera da Pietro Crisafulli (fratello di Salvatore che nel 2005 si risvegliò dopo due anni di stato vegetativo nel quale era caduto dopo un grave incidente stradale) e ha deciso di pubblicarla integralmente:"Le bugie del padre Beppino"In questi giorni di passione e sofferenza, nei quali stiamo seguendo con trepidazione il "viaggio della morte" di Eluana Englaro, non posso restare in silenzio di fronte a un evento così drammatico.Era il maggio del 2005 quando per la prima volta ho conosciuto Beppino Englaro. Eravamo entrambi invitati alla trasmissione "Porta a Porta". Da quel giorno siamo rimasti in contatto ed amici, ci siamo scambiati anche i numeri di telefono, per sentirci, parlare, condividere opinioni. Nel marzo del 2006 andai in Lombardia, a casa di Englaro, in compagnia di un conoscente (la foto in alto a destra lo testimonia, ndr).Dopo l'appello a Welby da parte di Salvatore, Beppino capì che noi eravamo per la vita. Da quel momento le strade si divisero.All'epoca anch'io ero favorevole all'eutanasia. Facemmo anche diverse foto insieme, e visitai la città di Lecco. Nella circostanza Beppino Englaro mi fece diverse confidenze, tra le quali che i rappresentanti nazionali del Partito Radicali erano suoi amici. Ma soprattutto, mentre eravamo a cena in un ristorante, in una piazza di Lecco, ammise una triste e drammatica verità.Ma lui sembrava deciso, ostinato e insisteva per arrivare alla soluzione del testamento biologico, perché era convinto che con l'aiuto del partito dei Radicali ce l'avrebbe fatta. (...)Questa è pura verita'. Tutta la verita'. Sono fatti reali che ho tenuto nascosto tutti questi anni nei quali comunque io e i miei familiari, vivendo giorno dopo giorno accanto a Salvatore, abbiamo fatto un percorso interiore e spirituale. Anni in cui abbiamo perso la voce a combattere, insieme a Salvatore, a cercare di dare una speranza a chi invece vuol vivere, vuol sperare e ha diritto a un'assistenza e cure adeguate. E non ci siamo mai fermati nonostante le immense difficoltà e momenti nei quali si perde tutto, anche le speranze.E non ho mai reso pubbliche queste confidenze, anche perché dopo aver scritto personalmente a Beppino Englaro, a nome di tutta la mia famiglia, per chiedere in ginocchio di non far morire Eluana, di concedere a lei la grazia, fermare questa sua battaglia per la morte, pensavo che si fermasse, pensavo che la sua coscienza gli facesse cambiare idea. Ma invece no. Lui era troppo interessato a quella legge, a quell'epilogo drammatico. La conferma arriva, quando invece di rispondermi Beppino Englaro, rispose il Radicale Marco Cappato, offendendo il Cardinale Barragan, ma in particolare tutta la mia famiglia. Troverete tutto nel sito internet http://www.salvatorecrisafulli.it/
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1 commento:
Che triste storia,Io sono x il diritto alla vita ... non pensavo che in Italia saremmo mai arrivati a questo punto ... spero che facciono al più presto una legge che tutela veramente le persono in quello stato anche perchè sono Vive!!!
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