lunedì 23 maggio 2016
Molto interessante ♥
New York - Nei casi di angina pectoris, alla sofferenza che accompagna gli attacchi, talvolta acuti, si aggiunge l' ansia di non sapere mai con esattezza se si tratta di infarto o soltanto di un sintomo minore di un cuore sotto stress. Perfino un' indigestione può avere sintomi simili a quelli di un attacco cardiaco e non è facile determinare la probabile causa del problema. La diagnosi accurata è sempre stata un problema anche per i medici. Ma grazie alla recentissima introduzione di un nuovo esame del sangue la medicina è ora in grado di formulare diagnosi più precise e di cogliere gli infarti leggeri che finora sfuggivano. Quello degli infarti silenziosi è considerato dai cardiologi uno dei più seri problemi dal punto di vista diagnostico. Le statistiche che provengono dallo studio longitudinale della cittadina di Framingam, nel Massachussets, dove l' intera popolazione è sotto osservazione da una quarantina d' anni, non lasciano dubbi: una percentuale tra il 20 e il 30 per cento del totale degli infarti è del tipo silenzioso, senza il caratteristico fenomeno doloroso. Vi è poi un secondo gruppo, forse ancora più subdolo e difficile da diagnosticare. Si tratta degli infarti leggeri, eventi moderatamente dolorosi che nei pazienti affetti da angina possono passare quasi inosservati. L' angina è il risultato di un insufficiente irrorazione del muscolo cardiaco quasi sempre provocata dalla parziale occlusione delle arterie coronarie: il sangue che giunge ai tessuti è sufficiente a tenerli in vita e a fare sì che il cuore continui a battere, ma in condizioni di stress più o meno cronico. Quando si sottopongono a sforzi, o sono esposti a stress emotivo, i pazienti avvertono la caratteristica stretta che li allerta che il cuore è al limite delle sue capacità. Il sistema classico per diagnosticare l' infarto è l' elettrocardiogramma. Accanto ad esso, e molto più accurato, è un esame del sangue che analizza la presenza di un enzima, la creatina kinase MB, prodotta dalle cellule morenti del muscolo cardiaco. Il problema è che vi sono altre cellule del corpo umano che producono lo stesso enzima. Non solo, ma in un infarto leggero i livelli dell' enzima non si differenziano da quelli di una persona sana. Il nuovo test invece analizza la presenza di due diverse forme di una proteina, la troponina cardiaca, la cui entrata in circolo nel flusso sanguigno è anch' essa provocata da cellule cardiache morenti. Negli esperimenti su oltre 1400 pazienti ricoverati al pronto soccorso con dolori al petto, si è visto che in molti casi senza il nuovo test la diagnosi sarebbe stata di angina instabile. Il 41 per cento dei casi osservati riportava la presenza di troponina I nel sangue, prova che avevano sofferto un vero e proprio infarto. In un altro esperimento con 855 pazienti cui era già stata fatta la diagnosi di infarto, i livelli di una seconda proteina, la troponina T, si sono dimostrati direttamente proporzionati al rischio di decesso.
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