A Parigi non mancano certo sfondi spettacolari, ma la decisione di Harris Reed di mettere in scena la collezione Spring 26 di Nina Ricci nella dorata Sorbona ha portato con sé sia solennità che glamour. La sfilata ha attinto a una stirpe di icone rock partendo da Bowie, Jagger, Patti Smith, i New York Dolls, ma il suo ritmo è totalmente personale. Reed ha incanalato la loro ribellione sartoriale in un moodboard di raso, paillettes, chiffon e tagli svasati, per poi filtrarla attraverso il suo stile personale. Il risultato è una collezione che ha fuso riferimenti storici con l'espressione di sé, creando un'atmosfera più identitaria che nostalgica. Quel senso di liberazione traspira dagli stessi capi. Camicie con scollo profondo e pantaloni fluidi che richiamano le uniformi da palcoscenico degli eroi della chitarra, mentre la sartorialità androgina accentua l'atmosfera. Allo stesso tempo, Reed ha reinterpretato i codici Ricci pois, fiocchi, pizzi, tweed, allentandone però la formalità. Invece di rifarsi a un nebbioso passato parigino, ha conferito a questi motivi una disinvoltura contemporanea, lasciandoli dispiegare in silhouette giocose, meno vincolate da genere e convenzioni. È stata Ricci riformulata non come Donna, ma come persona, riflettendo il cambiamento culturale che Reed è determinato a incarnare. La collezione si è anche crogiolata nell'opulenza senza scuse. Una giacca da smoking nera ha lasciato il posto a un fluido bluson di seta verde oliva abbinato a gonne a ruota con fiocco, mentre le paillettes sono apparse in tonalità tartarugate sia su top scolpiti che su pantaloni morbidi. Altrove, un blazer turchese in pelle di serpente su raso ha creato un contrasto scintillante, mentre una giacca nera plissé cosparsa di pois si abbina elegantemente a pantaloni a righe. Strisce di chiffon verde acqua imitano il fruscio delle piume, aggiungendo movimento senza ricorrere al piumaggio letterale. Ogni look bilancia teatralità e vestibilità, dimostrando il controllo in continua evoluzione dello spettacolo da parte di Reed. Il ritmo della presentazione ha contribuito al piacere, passando rapidamente da svolazzi decadenti a tailleur essenziali. Ciò che avrebbe potuto rischiare l'eccesso si è rivelato invece una narrazione coerente, fatta di fluidità e stile. L'occhio angloamericano di Reed ha offerto un'inflessione disinvolta, anni '70, evocando immagini di mondi culturali in cui arte, musica e moda si scontrano. Attingendo a questa atmosfera, ha posizionato Ricci come un marchio al tempo stesso classico e sovversivo, capace di mantenere la sua tradizione e di assorbire nuove energie. In definitiva, la collezione Spring 26 si è concentrata meno su una tesi precisa e più sulla celebrazione della capacità della moda di riflettere il carattere. Reed ha dimostrato che Nina Ricci non deve limitarsi a una nostalgica femminilità parigina, ma può invece incarnare una visione più ampia e inclusiva. La sartorialità avrebbe potuto essere più raffinata in alcuni punti, e l'equilibrio tra eccesso e raffinatezza ha occasionalmente vacillato, eppure l'impressione generale è stata vibrante e convincente. Concentrandosi su gioia, fluidità e personalità, Reed ha compiuto uno dei passi avanti più decisivi per la maison fino ad oggi.
Un Bacio Fatato
Vi aspetto al mio prossimo piccolo incantesimo
#Spring26 #NinaRicci #moda #outfit #look #fashion #fashionstyle #style #fashionista #trendy #tendenza #glam #glamour #musthave




































Nessun commento:
Posta un commento