Sfilata Spring 24 Louis Vuitton Il lavoro di Nicolas Ghesquière da Louis Vuitton non è mai stato in sequenza, non ha mai costruito una narrazione a puntate, la sua direzione non è una serie televisiva ma somiglia più a un unico film a più episodi. La differenza con quel genere cinematografico è che qui il regista è sempre lui e che il filo narrativo in realtà esiste, ed è quello di interpretazioni diverse fatte dallo stesso osservatore. Ghesquière è passato attraverso rigidezze e morbidezze, ha perfino tentato di dare al marchio un'interpretazione streetwear, oltre a trasformare le borse in vestiti. L'altra visione di futuro prende forma sulla passerella dove la moda di Ghesquière perde ogni rigidità, si ammorbidisce e diventa fluida. Gonne ampie di chiffon stampato e sovrapposte in strati di fantasie a contrasto, camicie e giacche si abbinano con nonchalance e perfino un bustier in pelle a forma di canottiera si allarga sui fianchi e regge strati di chiffon. Il lavoro sulla moda non si ferma al fluido, prosegue infatti con gonne corte e quasi imbottite oppure corte e grandi pieghe, continua con foulard in chiffon che fuoriescono dagli orli delle gonne a tubo, con le pieghe appoggiate sulla spallina di un top, sugli sbuffi attaccati alle spalline di una canotta, sulle strisce che chiudono una giacca attillata, sui pantaloni a vita alta in cotone a righe, con i jumpsuit morbidi e scollati.
Un Bacio Fatato
Vi aspetto al mio prossimo piccolo incantesimo
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