Ian Griffiths ha tracciato linee inaspettate attraverso i secoli, collegando l'esuberanza ornata della corte rococò di Madame de Pompadour con l'eleganza tagliente della club culture degli anni '80. Il risultato è una collezione che oscilla tra frou frou e precisione, dimostrando che Max Mara può muoversi agilmente tra storia e modernità senza perdere la sua inconfondibile raffinatezza. Il look di apertura, un abito trench senza maniche impreziosito da spalle a sbuffo, ha dato il tono a questo gioco di equilibri. A seguire, un elegante tailleur pantalone, che ha immediatamente riportato il pendolo verso chiarezza e sobrietà. Questa dualità ha definito la sfilata: ghirlande rococò di petali di organza e finiture a balze si sono incontrate con tagli sartoriali essenziali, mentre echi del costume da Pierrot di David Bowie in Scary Monsters si sono insinuati attraverso forme esagerate e svolazzi teatrali. Griffiths ha spinto la sensualità in una direzione insolitamente rivelatrice per la maison. Maglie corte e giacche corte enfatizzano la vita stretta, mentre elastici neri simili a imbracature scolpiscono la vita o esaltano i dettagli sartoriali con scollo all'americana. Spalle, schiena e gambe sono lasciate scoperte, suggerendo un guardaroba meno incentrato su cappotti senza tempo e più su capi che valorizzano il corpo. I cappotti, ovviamente, sono comparsi, anche se con parsimonia. Trench corti e tailleur attillati in beige e cammello incarnano i codici fondamentali di Max Mara, ma la collezione si è avvicinata di più al minimalismo rispetto alle sfilate massimaliste di altre sfilate milanesi di questa stagione. Le palette neutre hanno dominato, con solo fiori spettrali e tenui motivi marini che hanno offerto brevi incursioni nella decorazione. La tensione della sfilata risiede nei suoi riferimenti. Madame de Pompadour, reinterpretata come una donna moderna, divenne un veicolo per esplorare l'ornamento come atteggiamento piuttosto che come costume storico. Allo stesso tempo, il cenno di Griffiths alla sua giovinezza degli anni '80, silhouette lucide e dalle spalle larghe che ricordano l'era del Blitz Club, radica la collezione in un diverso tipo di nostalgia, carica di memoria personale e ribellione culturale. Il risultato è audace e sobrio al tempo stesso: la leggerezza rococò filtrata attraverso la lente pragmatica di Max Mara, poi scossa dall'energia spigolosa dello stile anni '80. Un cocktail sorprendente che ha rafforzato la capacità di Griffiths di ampliare l'identità della maison senza snaturarla, sebbene l'enfasi ridotta e la palette tenue della collezione abbiano lasciato a chiedersi se l'equilibrio non fosse troppo sbilanciato verso il minimal chic rispetto alla stravaganza rococò.
Un Bacio Fatato
Vi aspetto al mio prossimo piccolo incantesimo
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