La collezione Spring 26 di Saint Laurent alla Paris Fashion Week si è dispiegata come un'immersione totale nell'identità della maison, messa in scena con precisione teatrale ai piedi della Torre Eiffel. Anthony Vaccarello ha scelto di celebrare la sua trentesima sfilata con un'audace dichiarazione d'intenti: distillare i codici di Saint Laurent nella loro forma più pura e d'impatto. L'ampio giardino francese, allestito a forma di logo Cassandre e fiancheggiato da ortensie bianche, ha offerto al contempo spettacolo e intimità, incorniciando una collezione radicata nel dualismo di provocazione ed eleganza tipico della maison. La collezione oscilla tra durezza e fragilità, aprendosi con giacche di pelle dal taglio netto, gonne a tubino rigorose e giubbotti da motociclista che portano con sé un tocco di intrigo notturno. Questi capi hanno stabilito un linguaggio di potere, in cui la pelle non è semplicemente un materiale, ma un'armatura, scolpita in silhouette che evocano autorità pur suggerendo sensualità. Questa rigidità ha lasciato il posto a gesti più morbidi: trench traslucidi resi in nylon vaporoso, abiti safari dal drappeggio fluido e camicette in popeline di cotone ornate da fiocchi bassi. Il gioco di opacità e trasparenza ha preparato il terreno per l'esplorazione più approfondita del contrasto femminile da parte di Vaccarello. Gli abiti da sera hanno introdotto un senso di drammaticità accentuato. Abiti ispirati alla Belle Époque con maniche a sbuffo e volumi arricciati hanno sfilato in passerella, con il loro eccesso romantico mitigato dalla moderna sobrietà di tessuti e tagli. La disciplina cromatica della collezione prevalentemente nero, bianco e neutri tenui, ha rafforzato la chiarezza di intenti, punteggiata solo dalla lucentezza dei metalli o dalla densità della pelle. Accessori e styling, dai tacchi a spillo ai capelli lisci e al trucco minimal, hanno sottolineato una visione di donna al tempo stesso autorevole e sfuggente. Ciò che ha definito la sfilata è stata la sua ampiezza narrativa: dalle silhouette urbane e grintose che riecheggiano le figure vestite in pelle degli anni '80 ai riferimenti storici tratti dal passato couture di Saint Laurent. Vaccarello ha bilanciato omaggio e reinvenzione, attingendo agli archivi per trovare teatralità e rifiutando la nostalgia. Il risultato è stata una collezione che ha riaffermato il ruolo di Saint Laurent non solo come maison di stile, ma come forza culturale, che prospera sulla tensione tra fascino e sfida. Come dichiarazione artistica, la sfilata ha avuto un peso notevole senza cadere nell'eccesso. La portata della scenografia, la stratificazione simbolica dei riferimenti e la chiarezza dell'esecuzione hanno sottolineato la sicurezza di Vaccarello nel gestire l'immensa eredità della maison. Eppure, sebbene lo spettacolo fosse innegabile, alcuni look sembrano concepiti più per la grandiosità della passerella che per la vestibilità nel mondo reale. Questo equilibrio tra potenza e pragmatismo, rimane il punto di forza della continua ricerca di Vaccarello. Per la Spring 26, il risultato è stato persuasivo, offrendo un Saint Laurent inconfondibilmente a se stesso: affilato, seducente e intransigente come sempre.
Un Bacio Fatato
Vi aspetto al mio prossimo piccolo incantesimo
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